Una telefonata nel cuore della notte.
– Pronto? – sussurrò Silvia, con la voce incrinata dall’ansia. Ogni volta che riceveva una chiamata notturna da un numero sconosciuto, il cuore le balzava in gola. Era successo solo due volte in passato, ma entrambe le volte avevano portato cattive notizie: prima la morte di sua madre, poi quella del marito, Marco.
– Silvia? – disse una voce dall’altro capo.
Il gelo le percorse di conseguenza la schiena. Le passavano per la mente pensieri confusi, frasi spezzate: “Non può essere… Non è per me… Metti giù quel telefono!”
– Sì, sono io. Sto ascoltando, – rispose cercando di mantenere la calma, anche se dentro di sé tremava.
– Scusi se la disturbo a quest’ora. Abbiamo una paziente, la signora Clara Venturi, che ha chiesto di contattare lei.
Una telefonata nel cuore della notte: Una notizia che spezza il cuore
Il mondo sembrò quindi crollare sotto i piedi di Silvia. Clara era sua suocera, l’unica persona cara che le era rimasta.
– Cosa le è successo? Dov’è? Vengo subito!
– È stata ricoverata nel reparto di cardiologia. Ha avuto un infarto, ma è stabile. L’attacco è stato contenuto. Al momento è in terapia intensiva e non può ricevere visite. Le consiglio di venire tra qualche giorno. Stia tranquilla, sta reagendo bene.
Silvia restò dunque immobile anche dopo che la chiamata si concluse. Clara, che era sempre stata forte, una roccia, ora si trovava in ospedale. Era lei ad averla sostenuta dopo la morte di Marco. Era impensabile che qualcosa le fosse successo. Si asciugò le lacrime e si alzò dal letto. Dormire ormai era impossibile.
Preparativi per partire
In ospedale avrebbero potuto darle maggiori dettagli. Forse Clara aveva bisogno di qualcosa: una camicia pulita, delle ciabatte, un po’ di tè. Silvia si vestì in fretta, pur sapendo che la suocera si trovava in campagna, nella loro casa di villeggiatura. Un luogo che Silvia amava: orti curati, fiori colorati, aria pulita.
Quando arrivò all’ospedale, l’infermiera non fu accogliente.
– Le avevo detto che non poteva entrare. La paziente è in terapia intensiva.
– Posso almeno parlare con il medico?
– Di giorno, signora.
Silvia quindi si sedette su una sedia, determinata.
– Non me ne vado finché non ho notizie dirette.
– Appena l’hanno ricoverata, continuava a mormorare qualcosa sui pomodori – diceva che non era riuscita ad annaffiarli. Ora lo dico al medico.
Il medico arrivò poco dopo, ma non aggiunse nulla di nuovo. La situazione era sotto controllo, ma per i prossimi giorni non sarebbero serviti aiuti. Silvia, con gli occhi lucidi, lo ascoltava in silenzio.
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